posto la prima parte di un articolo trovato sul Tehran
Times, che tratta delle sanzioni economiche imposte dall’occidente allo stato
arabo. ricordiamo che a farne maggiormente le spese, sono come sempre le
popolazioni civili. leggendo l’articolo, sembra che l’Iran qualche passo lo
faccia nei confronti dell’occidente, ma per accorgersi della buona volontà,
bisogna innanzi tutto avere voglia di vederla. adesso, sarà vero che ci sono
navi iraniane nel Mediterraneo, ma teniamo anche conto che i vertici di Tehran
hanno acconsentito alla visita degli ispettori dell’AIEA. Quindi, insomma, mi
pare equo risaltare anche questo lato della vicenda. mi scuso fin d’ora per la
traduzione, in più punti scadente. le parti dove mi è stato impossibile
tradurre per mancanza di conoscenze dell’inglese, sono comunque contrassegnate
dalla simbologia […]. il mio scopo rimane sempre e solo quello di dare asilo ad
una visione altra da quella che ci viene abitualmente propinata, cercando di
dare risalto al punto di vista dell’accusato. inoltre, se la lettura di questo
articolo, servirà ad instillare nel lettore il desiderio di approfondire l’argomento
servendosi di strumenti più appropriati di un blog amatoriale, il mio scopo
potrà dirsi raggiunto. l’articolo completo in inglese lo trovate
qui.
PERCHE’ L’IRAN PUO’ RESISTERE ALLE SANZIONI
Con gli Stati Uniti e l'Unione
europea (UE) che impongono all’Iran uno dei regimi di sanzioni più dure che mai
sul piano economico, il mondo si trova sul ciglio di una guerra potenzialmente catastrofica
nel cuore del Medio Oriente. Nel frattempo, Israele sta suggerendo un attacco
preventivo se le sanzioni non dovessero dissuadere il programma nucleare
dell'Iran, mentre Teheran ha giurato di vendicarsi su scala internazionale, in
caso di attacco. Tuttavia, determinato a svincolarsi dall'assedio economico e
ad evitare un potenziale conflitto, l’Iran ha dimostrato un interesse crescente
per rilanciare i negoziati con l’occidente. Non solo acconsente alle visite
dell'AIEA ai suoi impianti nucleari, ma ha anche dimostrato interesse ad
impegnarsi in negoziati, con la Turchia e la Russia, in qualità di
interlocutori primari. È giunto il momento per l'Occidente di ripensare all’entità
delle sanzioni e cercare una vera e propria strategia per dare una reale
speranza alla diplomazia. Questa potrebbe essere l’ultima occasione per evitare
la tragedia.
PUNIRE IL POPOLO IRANIANO
Le sanzioni economiche prendono di mira le esportazioni
principali dell'Iran, petrolio e gas, oltre a congelare le attività nei mercati
finanziari globali, della Banca Centrale Iraniana. Questo ha reso estremamente
difficile per Teheran impegnarsi nelle transazioni internazionali su larga
scala, compiute in dollari, costringendo l'Iran ad affidarsi ad ingombranti e
spesso incerti enti finanziari terzi, per stipulare i consistenti accordi
commerciali. Fondamentalmente, le sanzioni hanno avuto un effetto a cascata sul
commercio internazionale dell'Iran, con un aumento esponenziale dei costi delle
transazioni e dello sforzo atto a mantenere il flusso delle importazioni. L’economia
domestica sta già accusando il colpo, in quanto il costo dei prodotti importati
è salito alle stelle. Inoltre, le sanzioni stanno aggravando il problema
dell'inflazione, perché l'Iran è nel bel mezzo di una riduzione senza
precedenti in sovvenzioni statali, che ha causato un significativo aumento della
pressione inflazionistica sulle materie prime di base. I tassi di inflazione
sono già su un valore a due cifre, mentre il settore manifatturiero sta avendo
enormi difficoltà nell'accedere ai prodotti semilavorati e hi-tech provenienti
dall'estero, soprattutto dall’occidente. Di conseguenza, sia il settore
industriale, sia il settore petrolifero, stanno soffrendo il peso dell’assedio
economico. Ciò che è chiaro è che il regime di sanzioni è volto a colpire la
classe media iraniana ed inasprire sempre più il punto di vista dei suoi membri
sull'Occidente. Per molti iraniani, l’amministrazione Obama ha chiaramente fatto
marcia indietro dopo la sua promessa iniziale di riavvicinamento con l’Iran. Le
sanzioni, danneggiano direttamente il popolo iraniano e sono un tradimento
della promessa del presidente Obama per un rapporto reciprocamente rispettoso,
stabile e cordiale tra i due stati. Dopo tre anni di parole vuote e gratuiti auguri
in occasione del Nowrouz (Capodanno persiano), la popolazione iraniana ha scarsa
propensione verso il governo degli Stati Uniti.
L’ASSEDIO ECONOMICO
Il settore più vulnerabile è rappresentato dai mercati
valutari, perché i sentimenti sono un fattore cruciale nel determinare i tassi
di cambio. In mezzo a una frenesia speculativa, il timore di un inasprimento
delle sanzioni finanziarie e la carenza di moneta, hanno portato alla
svalutazione del Riyal iraniano. In un mese, la valuta dell'Iran ha perso oltre
il 40 per cento del suo valore, costringendo la Banca Centrale Iraniana e la Banca-e-Markazi,
a contrarre la politica monetaria, impegnarsi in misure di controllo del
capitale e iniettare petro-dollari nell’economia domestica per evitare ……. In
realtà, il governo si è impegnato in un giro di vite senza precedenti contro il
mercato nero di valuta estera e ha imposto severe misure per regolare il flusso
del dollaro. L'Iran ha circa 104 miliardi di dollari in valuta estera e riserve
auree, che costituiscono per il paese un cuscino contro le fluttuazioni della
valuta. Tuttavia, le sanzioni prendono di mira anche il gigantesco bacino iraniano
di riserve di valuta estera, sparse nelle maggiori istituzioni finanziarie
occidentali, soprattutto in europee. Pertanto, l’Iran è stato costretto a
trasferire la maggiorparte del proprio oro e delle proprie riserve di valuta
estera in banche asiatiche e latinoamericane. Per mantenere il commercio e le
riserve di valuta estera, l’Iran dovrà affidarsi ai suoi principali partner petroliferi
asiatici. Tuttavia, alle sanzioni è stato accoppiato un intenso sforzo
diplomatico per convincere i partner commerciali asiatici principali dell'Iran,
dalla Corea del sud e il Giappone a Turchia, Cina e India, di interrompere le
importazioni.
La
strategia occidentale è duplice: in primo luogo, raccogliere il sostegno dei
paesi arabi maggiori produttori di petrolio, come l'Arabia Saudita e gli
Emirati Arabi, per sopperire a qualsiasi carenza effettiva e potenziale di
approvvigionamento di petrolio, se e quando le esportazioni iraniane saranno
escluse dal mercato internazionale; in secondo luogo, mettendo sotto pressione
i partner petrolifert asiatici dell'Iran, l'Occidente sta cercando di limitare il
suo bacino di clienti, limitando quindi enormemente la cerchia degli acquirenti. Così, molto
comprensibilmente, Iran ha definito le sanzioni come una “dichiarazione di
guerra economica”, minacciando di chiudere stretto di Hormuz, se tali misure
continueranno a soffocare la sua economia.
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